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La vicenda del Polluce si è tramandata di generazione in generazione. Il Polluce era una nave, appartenente all’armatore genovese Raffaele Ribattino, carica di materiale prezioso, opere d’arte, oro (tra cui una carrozza), vasellami e argenteria e proveniente da Civitavecchia. La nave fece rotta verso l’Elba e naufragò nelle acque antistanti di Porto Longone la notte del 17 giugno 1841 dopo essere stata abbordata dal vapore napoletano Mongibelloche la fece colare a picco in meno di 15 minuti. Passeggeri ed equipaggio si salvarono tutti eccetto un marinaio.Le modalità dell’incidente inducono a sospettare che lo speronamento da parte della nave napoletana sia stato volontario, e recenti ricerche storiche portano a pensare che il Polluce avesse a bordo qualcosa che non doveva giungere a Genova, forse aiuti finanziari forniti dagli Inglesi ai patrioti italiani.Il Rubattino, assistito dal Guerrazzi, avvocato e patriota livornese, intentò causa ai Napoletani. Alla fine del processo i giudici decretarono che l’abbordaggio fosse avvenuto in maniera dolosa. Raffaele Rubattino, a due mesi dal naufragio della sua nave, con un’impresa ardita per quei tempi, cercò di recuperare il relitto (15-16 settembre 1841). Le testimonianze scritte raccontano come fu eseguita l’opera e come il relitto fu sollevato dal suo letto di sabbia. Causa il peggioramento del tempo e la rottura di un argano, forse anche questa dolosa, il recupero fu definitivamente abbandonato. Rubattino aveva speso per questa disperata operazione una cifra enorme riducendo la sua compagnia sul lastrico.

Rubattino non fu mai risarcito, né la sua compagnia di navigazione risarcì i passeggeri che scomparvero nel nulla senza mai testimoniare al processo. Nel tempo vi furono altri tentativi di recupero, ed infine nel 1936 la famosa So.ri.ma di Genova giunse a Porto Azzurro con tre navi recupero ed i suoi palombari per tentare di recuperare il tesoro del Polluce. L’operazione fece tanto scalpore che la radio nazionale fece anche una diretta e consistette in una ricerca più che un vero e proprio recupero. L’impresa non andò a buon fine nemmeno in questo caso. Dal febbraio del 1936, quando i palombari della So.ri.ma lasciarono la baia di Porto Azzurro del Pollucerimase solo la leggenda. Fino al 2000, quando un gruppo di inglesi, nella più completa illegalità, ha operato una razzia sul relitto. L’operazione illegale ai danni del patrimonio archeologico nazionale era avvenuta con l’uso di un rimorchiatore, armato di gru e benna, che si era ancorato sul relitto distruggendolo completamente. Il gruppo, aveva richiesto alle nostre Autorità un permesso ufficiale per il recupero di alluminio nel relitto del Glenloganaffondato a Stromboli da un U-boot tedesco nell’ottobre del 1916, modificando poi abilmente i documenti. Fortunatamente tutto materiale è stato ritrovato e restituito allo Stato Italiano e gli inglesi sono stati processati. Nell’ottobre del 2005 è iniziata l’operazione “Recupero Polluce” che si è svolta con la tecnica dell’immersione in saturazione, fino ad oggi riservata al mondo dell’Off-Shore. L’operazione ha avuto un esito più che positivo permettendo di recuperare un vero e proprio tesoro. I reperti archeologici del relitto recuperati saranno esposti in un museo; è un progetto per il futuro che l’Amministrazione Comunale intende allestire al più presto avendo a questo proposito localizzato diversi siti, fra i quali verrà indicato il più adatto per caratteristiche e locazione.

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